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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254939
Saltini, Guglielmo Enrico 44 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

Da molto tempo si lamenta mancare all’Italia una compiuta storia delle arti belle, che nello svolgimento dei fatti e nel modo estetico di

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il restauro della villa di Scornio su quel di Pistoja, proprietà allora del cavaliere Giuseppe Puccini; quello del teatro dei Ravvivati, e il Panteon

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per assai tempo esercitandosi. Datosi con molto amore allo studio dei monumenti greci e romani, ne trasse gusto squisito, pratica delle buone regole, e

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pietra e d’ordine corintio costruita in Firenze nel 1827, la grandiosa dogana delle Filigare, il teatro di Prato (1831) e la chiesa dei SS. Pietro e

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caso, e molto attese alla correzione dei suoi disegni. La fabbrica detta della Sanità nel porto di Livorno lo mostra artista diligente.

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architetto dei regi palazzi, vi conducesse la vita. D’ingegno vigoroso e versatile, e fornito di non comune erudizione, lasciò in carta molte invenzioni

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fare nel Casentino e a Piombino, nel 4849 divenne architetto delle Regie Fabbriche. Dei lavori che eseguì pel suo ufficio sarebbe lungo discorrere

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palazzo di Viareggio rimasto incompiuto, sono monumenti che basterebbero soli alla fama di un artista. Ma l’opera sua degna dei più bei tempi dell’arte è

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cui riuscì non secondo a nessuno dei contemporanei. A Napoli fece le prime prove nell’operare, aiutando Antonio Niccolini, artista suo compaesano, nella

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sarebbero compresi nell’antico edifizio molti fabbricati estranei, e tra gli altri la banca dei pagamenti. Ma i troppo magnifici concetti non sono pei tempi

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Diremo adesso dei viventi seguendo, secondo il metodo nostro, l’ordine cronologico delle date di nascita. — STEFANO MINUCCI di Firenze (n. 1791) fece

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noi; però ci sembrano almeno sufficienti a provare che non dorme neghittosa, nè schiva, secondo lo concedono i tempi, i precetti e gli esempi dei sommi

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la Scultura era anche in più infelice condizione, avendo affatto perduto ogni traccia dei buoni studj. Uno sguardo agli ornati, ai bassorilievi, alle

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dato anche alla scultura un valente maestro, chiamando da Roma a bella posta INNOCENZIO SPINAZZI, uno dei primarj che allora fiorissero in quella

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pozione con tenerezza materna. In fine le figure della Natura che si disvela all'Arte, e della Musa dei festini, concorrono a compire il concetto

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esempi; per virtù dei quali solamente educò tra noi una scuola che non teme rivali.

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Contemporaneo al Bartolini e non indegno di stargli appresso fu il fiorentino LUIGI PAMPALONI (n. 1791, m. 17 dicembre 1847). Dei meriti di questo

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, e il Farinata degli Uberti per la loggia degli Uffizi (1844), opere tutte del suo scarpello, hanno in generale dei pregi. — ANDREA LEONI di Firenze (n

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Diremo ora dei viventi che onorano la scultura in Toscana. Ma qui ci si conceda più che altrove la parsimonia del discorso e dei giudizi

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Chiese, esprimenti al naturale i ritratti colorati delle persone; perchè in sul cadere dei secolo passato uomini di grandissimo ingegno la fecero

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questo suo bellissimo metodo, il Papi gettò anche in bronzo piante, fiori e animali formati sul vero, la superfice dei quali non può alterarsi con

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memoria. La figura può disfarsi pezzo per pezzo, lasciando scoperte le cavità del torace e del basso ventre. Puossi così esaminare la situazione dei

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’incarico di formare un intiero gabinetto anatomico per l’Imperatore d’Austria, ebbe mestieri di circondarsi di aiuti. Ma dei quattro ammessi al suo

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lo stato dell’arte quando essi fiorivano. Ingegno e pratica delle matite e dei pennelli non possono loro negarsi, ma erano nulla più che manieristi

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dipingere grandi e macchinose storie nei teatri, su i siparj, per le sale signorili, e anche nelle chiese. Ricordiamo i freschi dei Pitti

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colorito, ed espressione somma nella testa del Santo, già sul punto di cogliere la palma dei martiri. Un’opera così bene condotta fruttò subito al giovane

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, lo fece considerare come uno dei più grandi artisti del tempo, competitore degnissimo-del Benvenuti. Ed entrambi, vicendevolmente stimandosi, si

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e studiata composizione; il giuramento dei Sassoni al primo Napoleone dopo la battaglia d’Iena; gli stupendi freschi della sala d’Ercole nella

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disegno, questo artista del nostro tempo potrebbe dirsi sommo. Nondimeno raffrontandone i grandi meriti coi difetti (alcuni dei quali inerenti forse a

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Ma uno dei meriti più rilevanti del Bezzuoli fu nel dipingere a fresco; e per coloro che hanno veduto di lui Alessandro il Macedone nello studio d

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’ suoi dipinti gli esempi dei quattrocentisti, piuttosto che la falsa scuola in voga durante il primo periodo della sua vita artistica. Cercò dunque

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una delle lunette della sala ove lavorava suo padre, Ettore che arsa una nave greca e cosi adempiuto il decreto dei fati, viene da Aiace Telamonio

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Prometeo, ma riuscì inferiore a sè stesso. Uno dei suoi migliori quadri però è la morte di Sofonisba, che poi nel 1840 espose in Milano. Chiamato a dirigere

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E qui ci par conveniente, prima di lasciare la pittura, dire qualche parola dei Lavori di Commesso in pietre dure, arte tutta fiorentina, che può

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della sua virtù e dei suo ingegno. Oggi il Laboratorio che fin qui appartenne alie famiglie regnanti, è fatto proprietà dello Stato, che lo mantiene e

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E primo d’ogni altro per ordine di tempo si fa innanzi nella bella schiera dei nostri CARLO GREGORI di Firenze (n. 1719, m. 1759) che fu incisore a

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dei meriti speciali delle stampe del Bartolozzi noi lasceremo agl’intendenti; ma non vogliamo passarci dal ricordare, con la scorta dei migliori che fin

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belle tavole dei preziosi monumenti d’Ercolano e Pompei, pel Museo Borbonico che si pubblicava a Napoli. Fece quindi la raccolta dei sarcofagi, urne e

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, quella detta del Sacco, da Andrea Del Sarto (1795), e la Cena di Nostro Signore effigiata da Leonardo da Vinci nel refettorio dei Domenicani a Milano

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Laonde se fin qui, senza tener conto delle antiche tradizioni, senza nemmeno degnare di uno sguardo gli stupendi monumenti dei bei tempi dell’arte

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costoro fu il letterato e architetto Zanobi Filippo Del Rosso (n. 16 dicembre 1724, m. 28 gennaio 1798). Uno dei suoi primi scritti è la Notizia intorno

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calcografo, e a lui diletto come fratello, l’intaglio del David del Guercino, tavola che si ammira nel palazzo dei Pitti; poi il Bambino del Maratta, il

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’artisti, che già ha fatto sotto di lui due stupende pubblicazioni: la Galleria dell’Accademia di Belle Arti, e il San Marco dei Padri Predicatori

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’impara a scuola, appresi da un mediocre architetto gli elementi dell’arte, non pensò che a francarsi dalla imitazione dei suoi coetanei, e a ripristinare

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